Blog-Geriatria si appresta a scrivere questo post ritenendo, in generale, che quando si vuole progettare qualcosa di nuovo non si può non considerare le esperienze del passato e farne tesoro per ottimizzare al meglio i nuovi progetti e per evitare errori banali. L'idea è di fornire il "seme" per far crescere nuove progettualità per una società migliore, più consapevole e capace di fondere umanità e tecnologia, passato e futuro tenendo al centro la "persona".
Negli ultimi decenni il nostro modo di vivere e guardare all'invecchiamento è cambiato rispetto al passato sopratutto grazie al fatto che si è assistito ad una rivoluzione che ha coinvolto strati sempre più ampi di popolazione, che ha coinvolto inoltre il miglioramento dell'agricoltura e dell’alimentazione diventata sempre più variegata. Il nostro è certamente un mondo aperto ed in corsa verso nuove scoperte scientifiche che fanno sì che la durata media della vita sia sempre più lunga e l'asticella venga posta sempre più in alto. Oggi noi stiamo vivendo un epoca che è protagonista di una delle più grandi trasformazioni demografiche che la società abbia avuto. Nei paesi sviluppati, oggi, la durata media della vita si aggira sui 75 anni.
Grande importanza, in questi anni, stanno avendo gli studi svolti sull'invecchiamento e che riguardano anche alcune popolazioni della nostra penisola come ad esempio la Sardegna (ma non solo), dove c'è la notevole presenza di ultracentenari e dove si spera di poter capire e comprendere i meccanismi per agire meglio ed affrontare con nuove armi l'invecchiamento.
Ma senza nessuna pretesa di essere esaustivi, toccando questi temi e senza ulteriori divagazioni, via con il POST, eccoci con le "tempo-slide" e mano sull'interruttore per accendere lo schermo, pronti a partire per questo breve "viaggio":
Cominciando dall'antichità:
la vecchiaia non ha mai avuto significati univoci. Se i comportamenti individuali possono essere stati svariati ed i secoli non si condensano in un post, però certamente si possono rintracciare delle "Istantanee" "come foto ricordo che raccontano ..........una7la storia"
Nell'antichità, la condizione della vecchiaia poteva essere di rifiuto o invece di rispetto e venerazione; tutto ciò dipendeva da diversi fattori per lo più di tipo economico, sociale, psicologico, religioso. L’anziano spesso poteva essere abbandonato perché considerato improduttivo ed incapace di garantire la sopravvivenza del gruppo.
l’Atene classica non ritiene accettabile il fenomeno della decadenza psico – fisica dell’anziano. Aristotele nella sua concezione politica esclude gli anziani dal governo della polis.
A Sparta invece il vecchio è più considerato, poiché è un sopravvissuto a molte battaglie, un uomo forte in qualche modo, e comunque un saggio e riceve onori e incarichi pubblici.
A Sparta la “ger-usia” era un’assemblea che deteneva il potere più alto dello stato ed era formata da anziani, aveva il compito di presentare le proposte di legge, controllare l’educazione della collettività, giudicare i delitti contro la famiglia o il tradimento contro lo stato, imporre multe, condannare all’esilio o a morte.
Nell’antica Roma: “la vecchiaia è il peggiore dei mali” sosteneva Cicerone.
Ma in altri autori: “la vecchiaia è un’età che conosce anche le sue gioie”.
Secondo Solone la vecchiaia è un periodo nel quale l’uomo ha ancora voglia di fare e di conoscere, la morte sarebbe perciò auspicabile ...........più tardi: “A ottant’anni mi colga il destino della morte”
Seneca ci racconta in qualche modo nei sui scritti che con “filosofia”, anche l’ultima età della vita deve essere vissuta naturalmente, come le precedenti e quindi anche la morte deve essere attesa con animo sereno, perché queste sono, in fondo, leggi della natura.
Più tardi in altre epoche:
Nel Seicento sono invece i giovani a detenere il potere e la vecchiaia in sé stessa non ispira alcuna considerazione. I vecchi poveri ed inutili venivano di frequente abbandonati.
Nel Settecento si sviluppano in qualche modo le condizioni che diedero l'imput per l'inizio delle industrie e del commercio; il miglioramento delle condizioni alimentari e igieniche favorisce, in questo frangente, l'allungamento ulteriore della vita. Il beneficio giunge però, in questi tempi, solo alle classi privilegiate.
Nell’Ottocento:
si assiste ad una straordinaria spinta demografica: la popolazione europea cresce.
Nel contempo si avviano delle straordinarie rivoluzioni sociali che coinvolgono giovani, anziani, famiglie, città nuove e campagne abbandonate, industriali e operai.
Le "cose" insomma a livello sociale si complicano. Ci vorrebbero interi volumi, da leggere, per descrivere tutte le rivoluzioni nascoste nella Rivoluzione Industriale.
Si potrebbe tuttavia in qualche modo sintetizzare, approssimando tantissimo, che questo scossone sociale evidenziò alla fine un tratto particolare:
i lavoratori anziani avevano un patrimonio di valori diverso da quello dei lavoratori più giovani e la stabilità sociale poteva essere accresciuta conservando o ristabilendo i legami per la trasmissione del conservatorismo sociale della vecchia generazione. La figura dell’anziano venne perciò alle soglie del Novecento in qualche modo rivalutata. A voi ulteriori riflessioni ed approfondimenti.
Ma nel nuovo secolo che avanza, la discriminazione in base all’età riceve nuovo carburante alimentato dal culto della giovinezza del Ventesimo secolo. Intorno al 1925 il senso comune iniziò ad avvertire l’anzianità come un problema sociale, e solo quando le cose si complicarono ed i licenziamenti iniziarono a riguardare anche contabili e tecnici, le organizzazioni interessate alla difesa dei lavoratori anziani sentirono l’urgenza del problema.
Molto altro ci sarebbe da dire ma la nostra macchina del tempo per oggi ha scaricato le batterie.............................resta la considerazione finale che, forse non è ancora giunta per la Storia dell'Uomo "l'epoca della vera maturità e del giudizio , accompagnato da una saggezza senza tempo".
A presto...in un altro post da: Blog Geriatria.
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